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L’immagine del topo serve a “veicolare” le qualità che vengono riconosciute a questo animale, che è anche un archetipo primordiale, sia in India che in Cina. Se pensiamo bene alle capacità miracolose del topo scopriamo che egli è un vero genio della sopravvivenza, un maestro in se stesso nella rimozione di ogni ostacolo che si frappone fra lui e la vita.
Un topo sa come arrampicarsi su una superficie verticale, purché vi sia la minima asperità, persino meglio di una lucertola, di un geco od altri animali arrampicatori. Se precipita da una grande altezza, anche mille volte superiore alla sua, ne esce perfettamente indenne, è un vero planatore in caduta libera.
Che dire poi della sua preveggenza che gli fa capire quando è ora di abbandonare la nave che affonda? Egli è un ottimo nuotatore e sa come salvarsi meglio di qualsiasi naufrago, ed infatti in ogni angolo del mondo prima degli umani sono arrivati i topi.
Anche nella sua vita sociale è ben attrezzato, chi non conosce l’astuzia del topo nello sfuggire alle trappole? I sistemi di anti-rattizzazione sono impotenti contro le orde di roditori cittadini che dispongono di appositi assaggiatori, vecchi e malandati elementi che fungono da cavie per testare i cibi sospetti, così la tribù si salva sempre.
Non basterebbe una biblioteca di psicologia animale per descrivere i suoi sotterfugi e le sue furbizie che gli garantiscono la sopravvivenza in ogni occasione, persino in caso di esplosione nucleare i topi saprebbero cavarsela meglio di noi. Inoltre occorre specificare che in verità il topo è stato l’iniziatore della stessa specie umana, il capostipite primo, non sto raccontando una balla (stavolta), state calmi…
Accadde proprio quando ci fu il grande cataclisma che distrusse tutti i grandi rettili, che a quel tempo dominavano il pianeta, e già era nato un piccolo roditore, il primo mammifero, per correttezza chiamiamola “mammifera” la quale aveva la taglia di una pantegana (un po’ più piccola della nutria), e mentre attorno a lei c’era solo morte e nubi nere, la saggia topa campò benissimo sui cadaveri e sul marciume, e di lì a pochi millenni diede vita a tutte le specie di mammiferi sulla terra, ivi compreso l’uomo.
Che grande miracolo… in mezzo alla carneficina, quella santa pantegana trasformò gli ostacoli della distruzione del mondo in vittoria… la supremazia della sua capacità di adattamento. Mi sa che saprebbe ancora farlo questo gioco, se l’uomo andrà avanti a sfidare la vita sul pianeta… sappiamo già chi è in grado di resistere all’olocausto.
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana