Ora è tempo di conservazione delle risorse e di economia circolare…
La stortura del sistema e l’osolescenza programmata. La breve vita delle apparecchiature e di tutti gli oggetti che usiamo quotidianamente è calcolata a tavolino, un sistema ideato per produrre di più ma, soprattutto, per aumentare esponenzialmente i guadagni. La conseguenze? Devastanti: abbiamo creato un sistema di consumi tossico e una cultura dello spreco che genera montagne di rifiuti e distrugge le risorse residue del pianeta.
Tutto questo, come ben sappiamo, ha una drammatica ricaduta sull’ambiente, e favorisce la concentrazione della ricchezza in poche mani, a discapito di tutti gli altri comuni mortali.
L’aver reso le persone più povere, con minori probabilità di avere accesso ad un’occupazione stabile, ha avuto una ricaduta importante sull’accesso ad alcuni servizi, come le cure sanitarie, ecc.
Questo aberrante sistema va modificato velocemente. Giarini e Stahel (I limiti della certezza, 1993), grandi studiosi di economia dichiarano “il vero valore risiede in ciò che fanno le cose e nella loro durata, non nella loro produzione e commercializzazione”.
Ecco che i rifiuti, da problema, possono trasformarsi in una ricchezza: si calcola che utilizzando la tecnologia attuale potremmo sfruttare solo un decimo delle materie prime oggi utilizzate, il resto delle risorse necessario sarebbe fornito ridando nuova vita ai rifiuti. Stiamo parlando di economia circolare, un sistema che ormai è una realtà.
Questo approccio virtuoso può creare migliaia e migliaia di posti di lavoro, molti imprenditori sono disponibili ad investire e chi gestirà i rifiuti avrà la possibilità di salvare le aziende attuali e quelle che verranno. Insomma, chi controllerà il rifiuto controllerà il mercato, sperando che non cada in mani sbagliate…
Il rifiuto va raccolto, trattato e smembrato, trasformato in altri prodotti e riutilizzato. In Italia sono pochissime le aziende capaci di fare vera economia circolare, ma queste poche non sono tutelate, rischiano di trasferirsi all’estero o peggio di chiudere, e tutto questo per colpa di un sistema vecchio, superato e farraginoso, oggi inadatto e che, anzi, in alcuni casi, rema contro.
Ogni Regione applica e interpreta le norme in materia di gestione e riciclo del rifiuto in modo quasi autonomo, manca una regia nazionale! Per proteggere tali iniziative imprenditoriali basate sull’economia circolare, sarebbe necessario creare un registro di queste pochissime aziende, così che possano entrare a far parte di un circuito protetto (le aziende reali che fanno economia circolare oggi attive si contano sulle dita di una mano).
Il Ministero dell’Ambiente deve avere la possibilità e il potere di fare molto di più: dovrebbe essere dotato di un potere paragonabile a quello riconosciuto al Ministero dell’Economia: il futuro economico del Paese, e non solo, passa attraverso le politiche ambientali, non ci vuole molto a capirlo… “Il rifiuto va raccolto, trattato e smembrato, trasformato in altri prodotti, commercializzato e riutilizzato”.
Puntare sull’economia circolare è giusto e necessario, i governi devono attivare politiche produttive e fiscali per agevolare l’economia ecologica fatta da uomini consapevoli e non da sole macchine.