L’uomo è ad un bivio…
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L’uomo nel corso della sua breve storia ha enormemente trasformato la faccia della Terra, perché egli può deliberatamente modificare quasi tutto quel che costituisce il suo ambiente naturale e controllare quel che cresce e vive in esso.
La trama della vita è però tanto delicata e tanto interconnessi sono tra loro il clima, il terreno, le piante e gli animali, che se una componente di questo complesso viene violentemente modificata, se alcuni fili vengono tagliati all’improvviso, l’intero complesso subisce una modificazione.
Per centinaia di anni -e soprattutto nell’ultimo secolo- l’uomo è stato la causa di deturpazioni, stermini ed alterazioni profonde… e questo malgrado la sua contemporanea capacità di creare abbellimento ed armonia. Il potere intellettivo che consente all’uomo di progettare e costruire è lo stesso che gli consente di distruggere. Con l’aumento smisurato della popolazione umana la capacità di procurare danni materiali è cresciuta esponenzialmente.
Purtroppo questa nostra Terra non è un Paese di Bengodi od un corno dell’eterna abbondanza… le risorse del pianeta, pazientemente accumulate e risparmiate nel suo ventre, sono ora in fase di esaurimento. La biodiversità e la purezza del genoma della vita sono sempre più a rischio… molte specie animali e vegetali resistono solo negli zoo o nei giardini botanici. In tutto il mondo moderno ogni nuova impresa economica e scientifica viene seguita da peste e malanni, lo sviluppo continuo equivale al consumo accelerato dei beni, nella incapacità di recupero ambientale e ripristino da parte della natura.
Occorre da subito e con la massima serietà e determinazione fermare la caduta, preservando le risorse residue e quel che rimane della vita selvatica, non solo per il mantenimento della bellezza naturalistica ma soprattutto perché l’armonia complessiva, cioè la reale sopravvivenza della comunità dei viventi (e dell’uomo stesso) dipende da quelle componenti.
Il futuro dell’umanità, infatti, non resta nella sua colonizzazione di altri pianeti del sistema solare bensì nella sua abilità di conservare la vita sul pianeta Terra.
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana