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“…Guardi bene, signoria vostra, soggiunse Sancio, che non sono giganti, ma mulini a vento e quelle che paiono braccia, sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare la macina del mulino. – Si capisce, disse don Chisciotte, che non sei pratico di avventure: quelli sono giganti e se hai paura, fatti in disparte e mettiti a pregare, mentre io vado a combattere con essi una fiera e disuguale tenzone..” (Cervantes)
Questo brano esprime in modo evidente la differenza o la contrapposizione tra due culture, quella dominante, rappresentata da donchisciotte, impregnata di ideali romantici di estrazione borghese. impegnata a cercare significati reconditi nella realtà quotidiana. quella di sancio, la sub cultura delle classi popolari, più pratica, che vede le cose per come veramente sono. possono sembrare due filosofie entrambe giuste, separate per lungo tempo, come due rette parallele. si sono ritrovate unite alla fine del 900.
Sotto l’estetica del consumismo, che ha omologato le diversità culturali, le culture sono tutte sullo stesso piano, non esiste una musica o un arte migliore, al limite esistono livelli di cultura che dipendono dalle possibilità di accesso alle informazioni. Alla fine, oggi, si tratta solo di consumare e tutti, consumiamo allo stesso modo. Paradossalmente il consumismo e’ democratico, potenzialmente siamo tutti sullo stresso piano. L’importante e’ consumare.
I mass media si sono introdotti nei luoghi della resistenza, le case, sia della cultura dominante che quelli della subcultura, unendoli in una massa culturale indistinta, votata solo al consumo. il consumismo e’ l unica vera religione dei nostri tempi e influenza in modo preponderante anche arte teatro architettura e scienza. l arte ha sempre avuto un suo punto di forza nel rapporto armonico tra il pubblico, piano orizzontale e l’artista attore o lo scienziato progettista, piano verticale. alla fine del 900 l artista ha espresso, su un piano totalmente verticale, il suo individualismo esasperato, senza preoccuparsi del pubblico, piano orizzontale. l arte transitiva non pensa riequilibrare questi piani, tornando a vecchie consuetudini di rappresentazione ma vuole annullare i due piani unendoli e non più contrapposti.anzi ad eliminare la rappresentazione artistica in quanto tale. un arte scienza corale dove non ci sono distinzioni tra vita quotidiana e rappresentazione artistica. la vita e’ arte e l arte diventa vita. in tutta italia si spendono enormi fondi pubblici per costruire e mantenere musei e luoghi di cultura spesso poi rimasti vuoti perché non inseriti nel tessuto connettivo sociale. progetti calati dall alto senza la condivisione e la partecipazione della collettività. un tempo per esempio, nella edificazione di una cattedrale gotica, il progettista era artigiano e committente assieme a tutta la comunità impegnata nella realizzazione dell opera. la comunità pensava un luogo, lo costruiva e lo viveva secondo le sue esigenze dirette.
L’antropologia, divenuta una delle scienze più importanti, alla base delle ricerche in tutte le discipline umane, negli ultimi tempi è cambiata tantissimo. un etnomusicologo un tempo si recava a trascrivere registrare e mettere sotto osservazione una musica espressa da una determinata cultura. oggi l etnomusicologo non va più con la lente di ingrandimento ad analizzare dall alto, lui dotato di uno status superiore, un fenomeno culturale. lo vive dall interno, divenendo spesso testimone vivente di quella cultura. infatti, di una musica oltre a saperne riconoscere lo stile e i testi. può imparare a eseguirla, con lo strumento tradizionale che si è autocostruito, conoscendo i materiali specifici per farlo. così entra idealmente a far parte della comunità scoprendo pian piano i motivi fondamentali di quella musica, inserita nel ciclo dell anno e nel ciclo di vita di chi la rappresenta. Cosi un attore o un artista non cala dall alto la sua idea all interno di una comunità, si crea assieme l’idea usando se occorre all inizio per instaurare un rapporto di fiducia, un metaproblema, una finta difficoltà che crea un nuovo linguaggio comune in cui tutti si sentono coinvolti. Questa può essere una delle vie da seguire per migliorare la vita delle comunità riportandole nelle piazze e staccandole dai televisori, mezzi passivi che non sviluppano relazioni. L’artista attore progettista pianificatore diventa così un facilitatore che mette in relazione le persone e tira fuori dalla comunità quello che la comunità sente e desidera.
Oggi molti artisti , sperimentatori o facilitatori hanno abbandonato il mondo dell arte, si occupano di ambiente naturale. nelle comunità intenzionali, gli ecovillaggi si sperimentano tecniche nuove e nuove opportunità di conoscenza, realizzazioni con materiali naturali. Si coltiva e si produce mirando all autosussistenza per sganciarsi dalle tecnologie basate su alti consumi di energia fossile. si vive assieme e l’arte e il teatro fanno parte quotidianamente della vita così la scienza l’agricoltura e l’architettura. E’ un un mondo nuovo in formazione veramente fantastico, non si ha bisogno neanche della carta per raccontare storie, basta la voce e il contatto diretto.
Ho sentito di essere un artista e partecipare a una piccola rivoluzione solo quando mi sono trovato seduto, attorno a un tavolo, con tanti altri come me a scambiare semi, informazioni e saperi. Era sul Vesuvio, a Fiume di Pietra, un evento organizzato da ragnatela autoproduzioni, col nome di “samenta”, sul tavolo centinaia di barattoli e contenitori diversi con all’interno tanti coloratissimi semi. Un azione anche teatrale, psicomagica con tutti noi briganti contadini spesso con barbe e cappelli. Discorsi con passione sulla rivalutazione delle terre in abbandono esperienze contatti terreni e visioni sul futuro. Quella dei semi e’ una forma di arte scienza compresa da tutti. con le biotradizioni, culture tradizionali e biotecnologie sono unite a limitare i danni del consumismo inquinamento. La nuova scienza-tradizione- innovazione, esperienza di vita, come laboratorio di sperimentazione sociale ed educativa, basato sulla reciproca accettazione e rispetto delle diversità. Un modello di vita responsabile, dal punto di vista ecologico e sostenibile, migliorando l attitudine dei gruppi umani a soddisfare i propri bisogni senza ridurre anzi migliorando le prospettive ambientali delle future generazioni.
Ora l’unica maestra e’ la natura delle cose, ogni giorno allora impegnamoci a guardare in profondità quello che ci circonda, confidando nelle tradizioni delle generazioni che ci hanno preceduto.
Molti giovani che studiano nelle città, anche molti non più giovani ricoltivano le campagne dei nonni, riattivando al contempo vecchi mestieri e consuetudini, i neo rurali.
Si sperimentano tecniche naturali basate sulla lentezza del lavoro, riscoprendo la trazione animale come forza lavoro al posto delle macchine. Gli asini, per esempio, sono utili a controllare l’inerbimento selvatico, dissodare il terreno e concimarlo, si attua in questo modo anche un controllo della massa vegetativa degli alberi. I più integralisti i bionieri,
Riabitanti delle bioregioni, rioccupano spazi e terreni rimboschiti, casali rurali abbandonati, dove spesso non ci sono acqua corrente ed energia elettrica. l unica fonte di riscaldamento e produzione energia e’ il camino o la stufa. Vivono in yurte, tende mongole e usano l’asino anche per spostarsi da un posto all altro. cercano di limitare plastiche e saponi di origine industriale, spesso nella loro economia di sussistenza sfruttano l’effetto margine delle campagne rinselvatichite raccogliendo verdure spontanee e ortaggi.