L’attuazione dell’idea bioregionale può contrastare la politica corrotta…
I politici oggi al governo invero non sono i reali artefici della politica in Italia, sono semplici esecutori di poteri superiori, al massimo possono ingegnarsi a distruggere capillarmente la società, strangolandola in mille codici e codicilli, tasse, nequizie, laccioli burocratici, imbrogli, espropriazioni, bugie e falsità sulla situazione corrente.
Ma la speranza è l’ultima a morire e l’unico cambiamento “possibile” per salvare la specie umana ed il pianeta sta nell’attuazione dell’idea bioregionale. Infatti vale comunque la pena di chiedersi sempre come possiamo provare a cambiare il mondo in cui viviamo, anche con una certa dose di fantasia creativa. Alcune idee risulteranno applicabili a breve termine, alcune solo a medio o lungo termine, alcune forse mai. Ma rinunciando a progettare si otterrebbe solamente la perpetuazione dello status quo, e niente altro.
L’idea bioregionale è una valida alternativa alle forme di governo in auge ma la sua attuazione non può essere semplicemente territoriale locale, anche se dal locale occorre partire. Poiché un municipio potrebbe occuparsi di gestire alcune infrastrutture comuni che logicamente sono locali, come strade, acquedotti, reti di distribuzione energetica, tutte cose che richiedono una organizzazione territoriale uniforme. Ci sono però altre leggi, norme e regole che risultano indipendenti dalla posizione geografica… e queste vanno considerate in un ambito diverso, più ampio.
Tenendo sempre presente che cercare la soluzione sociale e territoriale di ogni possibile problema prima che esso si ponga è una pre-ordinazione delle cose che non si attiene alla realtà dei fatti nel loro costante mutamento. Per questo i taoisti, all’inverso dei confuciani, non ponevano regole di condotta ma si limitavano a vivere le situazioni, data la piena consapevolezza del momento e del luogo, risolvendo le difficoltà ed i contrasti nel momento contestuale.
Non credo che in una società multiculturale sia possibile mediare a tutte le esigenze, forse però nel piccolo possono costituirsi aggregazioni affini ed omogenee… Ed in fondo questa è l’idea bioregionale, ovvero l’autogoverno di luoghi che manifestano affinità ambientali e di sistema. Magari anche questa è una configurazione ma basata sull’osservazione di dati e non sulla disposizione di “forze”.
Comunque dialogare serve, aiuta l’intelligenza e affina la comprensione. Nella attuazione bioregionale la cosa principale è la pratica, ovvero il vivere il più possibile armonicamente con se stessi in un dato ambiente.
La disobbedienza civile, come diceva Gandhi, ovvero la non collaborazione con i governi centrali va bene ma al giorno d’oggi per non pagare le tasse devi essere un barbone mendicante, altrimenti qualsiasi proprietà ti viene sequestrata, anche un piccolo conto corrente di risparmio. Insomma devi essere un cavernicolo completamente autonomo ma a quel punto può anche darsi che la società ti prelevi e ti chiuda in una struttura di recupero disadattati od in galera. Questa la triste realtà.
Per questo, alcuni bioregionalisti primitivisti affermano che è meglio cercare di arrangiarsi in proprio, barcamenandosi nei limiti del possibile entro il proprio senso di giustizia e di capacità di sopravvivenza…
Personalmente ritengo invece che valga la pena di inserire nella psiche collettiva un seme di ragionevole evoluzione ecologica, attraverso azioni anche politiche, come questa…
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana