L’attuazione del Matrismo è oggi possibile?
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Ho seguito varie discussioni su internet sul rapporto – contrasto – successione fra matrismo e patriarcato, con tutte le descrizioni di nefandezze da questo portate nella storia e nella vita soprattutto delle donne, pensando di documentarmi un po’ meglio, ho letto un libricino (-ino per le piccole dimensioni, non certo per il contenuto) di Sara Morace – “Origine Donna”. E’ un libro che Paolo D’Arpini si portò nel suo trasloco da Calcata e data più di 20 anni. L’ho trovato molto interessante si, ma scritto in maniera un po’ “fumosa” e cervellotica.
Comunque mi pare di aver capito che questo studio sull’organizzazione sociale della preistoria (fino al neolitico direi) è molto importante anche per capire la nostra situazione attuale e per immaginare un futuro che, basandosi sugli errori e sui valori del passato, possa essere di soddisfazione per entrambi i generi e più equo per tutti, indipendentemente dal sesso, dalla classe sociale, dalla religione, ma anche dalla specie (comprendiamo in questa nostra spinta alla felicità anche i nostri fratelli animali e l’ambiente in generale).
Se è vero, come pare assodato, che un lungo periodo storico, di cui però non abbiamo la “storia scritta”, si basò sul matrismo in cui i clan familiari (e non la famiglia come la conosciamo oggi) vivevano in pace con gli altri clan della tribù, si può giustamente guardare con grande attenzione, a questo tipo di organizzazione. Certo, in quella fase i beni erano collettivi, vigeva cioè una sorta di “comunismo ante litteram”, venivano utilizzati e goduti dai membri del clan stesso, uomini e donne, madri e figli, fratelli e sorelle, mentre il padre (che poi per un lungo periodo non si sapeva neanche chi fosse, cioè non si era fatto il collegamento rapporto sessuale – tempo di 9 mesi – nascita del figlio di quell’uomo) era solo “di passaggio”. L’allevamento dei figli, all’interno di questa comunità composta da varie persone, parenti in via materna tra di loro, non era certo un problema.
Non essendoci il senso del possesso e della proprietà privata non c’era l’aggressività insita nel desiderio di accaparramento di questi beni, donne comprese. La donna era libera di scegliere il proprio partner, che poteva anche cambiare nel tempo e che solitamente rimaneva nella sua famiglia di origine. Penso a quello che ho letto riguardo ai Moso, una antica etnia cinese, forse l’unica o una delle poche tuttora esistenti che ha ancora un’organizzazione simile (salvo le negative influenze esterne date dalla contaminazione ad opera di visitatori e turisti provenienti da altri luoghi).
Ma, a parte il passato, penso con tristezza ma con speranza alla situazione odierna. Famiglie sempre più piccole, molte composte da una sola persona, figli e figlie che, appena possono, si allontanano dalla famiglia di origine. Potrò sembrare retrograda ma tutta questa necessità di indipendenza, sia da parte delle donne che da parte dei giovani, la trovo esagerata e quasi masochistica e rimpiango (ma certo non ne conosco i lati negativi) le famiglie di una volta in cui, pur non basandosi su principi matristici, si viveva in famiglie allargate con nonni (che ora stanno negli ospizi o con le badanti), zii, zie, fratelli e sorelle, madri e padri.
Parlando con le amiche anni fa si diceva: quando siamo vecchie troviamo una grande casa e andiamo a vivere tutte assieme. Ma allora perché non farlo prima di diventare vecchie? Forse perché ancora dobbiamo tenerci stretto l’uomo che abbiamo faticosamente conquistato? Si, perché il patriarcato, tra le altre cose, ha comportato in primis che la donna diventa si proprietà dell’uomo, ma la donna si è fatta orgogliosa di questo suo essere la prediletta, a scapito delle altre donne, quelle rimaste single o meglio, zitelle. Per queste ultime invece rimane l’illusione di mantenersi indipendenti e quindi libere (di fare cosa non si sa).
La “sorellanza” è uno stato dell’essere che si sente quando si è in giovane età e si riscopre in età avanzata, verso e dopo la menopausa. O meglio, questa è la mia esperienza.
Ricordo i collettivi femministi degli anni ’70, lì si che si viveva questa condizione quasi da paradiso terrestre: ogni occasione era buona per incontrarsi e raccontarsi fino al più profondo dell’intimità, con gioia, con vera partecipazione e amore. Ecco credo che in quelle società matristiche, antiche o attuali, si provi questa bella sensazione. E gli uomini possono solo godere della gioia delle Donne.
Caterina Regazzi – Rete Bioregionale Italiana
Paolo D'Arpini
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