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“La spiritualità ecologica per un nuovo mondo”, un saggio di Grazia Francescato…

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A fine giugno-inizi luglio sono stata… in altri mondi…  Sarebbe a dire? Vi chiederete voi.  Sarebbe a dire che ho sperimentato come si vive nell’Ashram induista di Altare, tra i boschi di castagni sulle colline di Savona e come si vive nel Monastero di San Leonardo, presso la Comunità de I Ricostruttori, sui declivi cosparsi di uliveti  a ridosso di Prato.  

Premessa: da anni collaboro con le varie fedi per il dialogo tra le religioni, teso in particolare alla difesa di Madre Terra, ovvero del nostro futuro. Sono quindi in buoni rapporti con esponenti delle diverse fedi, unite nella ricerca di ciò che ci unisce e non di ciò che ci divide (a proposito, non sarà un caso se il termine ‘diavolo’ deriva dal greco ‘diàbolos’, colui che separa, che si mette di traverso).  

Ho perciò accettato con gioia l’invito di Hamsananda, vicepresidente dell’Unione Induista Italiana, a partecipare alla ‘GIORNATA DELLA CURA’, organizzata nell’ashram lo scorso 29 giugno alla presenza dell’Ambasciatrice dell’India, Reenat Shandu. All’arrivo, la sera del 28, dopo un ‘bollente’viaggio in treno da Roma, mi ha subito accarezzato il cuore la gentile Spiritualità che lì si respira ad ogni passo, tra antichi roseti, fontane chiocciolanti e variopinte statue di divinità hindu. Mi ha conquistato l’operosità instancabile ma leggera, da api in volo tra campi e alveari, delle monache vestite di bianco e di arancione. 

Il seminario sulla Cura si è svolto in una sala generosa di fiori, profumi d’incensi e file di statue policrome, sotto il benevolo sguardo della statua dedicata al Mahatma Gandhi, di cui si celebra quest’anno il 150esimo anniversario dalla nascita. 

Il suo celeberrimo consiglio ” SII IL CAMBIAMENTO CHE VUOI VEDERE NEL MONDO” è stato il fil rouge (anzi, vert) dell’incontro, che ha messo insieme ambiti apparentemente molto distanti tra loro, ma in verità compenetrati e complementari, come le  antiche discipline dello yoga, scienze mediche, la tutela dell’ambiente e l’attenzione al sociale.  

Impossibile dar conto della ricchezza degli interventi (vi rimando al sito dell’Unione Induista), ma tutti hanno messo in luce l’urgenza di ritrovare un approccio olistico all’esistenza, di riscoprire la sacralità della Natura e di lavorare per un salto di qualità della coscienza collettiva, a cominciare da NOI, malati di egoismo, individualismo e mancanza di empatia.  

NOI SIAMO LA TERRA, predicano le antiche culture indiane; curare la Terra vuol dire curare noi stessi, poiché tutto E’ UNO, e tutto ciò che vive va rispettato.

E per vivere con coerenza pensiero ed azione, abbiamo passato il pomeriggio a piantare alberi insieme ai rappresentanti delle varie comunità indiane che vivono in Italia, al ritmo di canti e danze rituali  ( in prima fila i bambini con grandi occhi scuri ed eloquio napoletano/bresciano/romagnolo esempi di rapida e sorridente integrazione  tra cultura orientale ed occidentale, pur tra tutte le difficoltà che sappiamo).  

Dopo una domenica di lettura, meditazione e conversazioni all’ombra degli alberi con gli ospiti giunti da tutto il mondo, tra cui noti maestri di yoga e di discipline induiste, sono scesa a Prato, ospite di Padre Guidalberto Bormolini,  nel Monastero di San Leonardo, una splendida villa medicea rimessa in sesto da I Ricostruttori,la comunità che qui ha sede.

Occhi lucenti, lunga barba e cervello/cuore in vulcanica attività, Padre Bormolini, monaco ed antropologo, è il motore di un movimento/comunità che opera,non solo a parole, per ricostruire luoghi disabitati e renderli centri di spiritualità. Per dare ascolto/sostegno alle persone in difficoltà  a causa dir lutti o malattie, per accompagnare chi si avvia alla fine della vita, per promuovere il salto di qualità della coscienza collettiva con conferenze, eventi, corsi di yoga, fisioterapia, iconografia, letteratura, poesia, arte in cui sempre brilla una forte carica spirituale.. 

La SPIRITUALITA’, dunque, come ingrediente cardine della Cura, sia degli esseri umani che del pianeta. Particolarmente interessante ed inedito il recupero di un vecchio borgo rurale sulle colline di Prato,  destinato a diventare un hospice per il fine vita.

Avremo occasione di riparlarne, perché  dal Monastero faremo partire un progetto che avrà al centro proprio il ruolo chiave delle COMUNITA’ SPIRITUALI nel ritessere il tessuto lacerato degli ecosistemi ambientali e sociali.

Altri mondi, che ho/abbiamo appena iniziato ad ‘assaggiare’ e che potrebbero diventare una delle forme di convivenza più adatta per affrontare INSIEME le sfide tremende del Terzo Millennio, perché da soli non potremo farcela. 

Come scriveva Malraux, “Il XXI secolo o sarà spirituale, o non sarà affatto”.

Grazia Francescato 

A Scandicci Grazia Francescato parla del suo libro della vita