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Il ritorno alla matrice comune…

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La società umana si dibatte  nella forsennata ricerca di una nuova identità e modus vivendi. Questo  mentre la “politica” ha fallito il suo scopo sociale   e  sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga.   La classe politica  e religiosa invece di emendarsi  per  riportare l’umanità alla matrice vitale universale cerca  soluzioni limitate al  così detto  “benessere” (o “interesse”).  Appoggiandosi  ad un’economia basata sulla produttività amorfa   mentre alcune forze  personali e sociali sane cercano di scalfire il monolite dello Stato e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non  regge le sorti della nazione e della vita sociale.

Gli umani nel tentativo di uniformarsi alla globalità hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si  giudica.  Non però nella pianificazione economica e finanziaria saldamente in mano a pochi “esperti”…

Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa  succederà che questa “alienazione” sfocerà necessariamente al  ri-accostamento interiore e  dell’uomo  verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire? 

Ecco che l’allontanamento diviene  avvicinamento… la vita è  elastica e non può andare in una sola direzione. Ora  sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. 

Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione,  ad atteggiamenti simbiotici e ad uno  stato di coscienza comunitario. L’evoluzione spirituale richiede  che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. 

La separazione  è solo un concetto per giustificare  gli “indirizzi” personalistici ed egoici,   è una frattura radicale che spacca il mondo e l’essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”,   non può  essere codificato  dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in  sintonia con l’esistente. L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile.

Perciò il passo primo da compiere, per il “Ritorno a Casa”,  è  l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna.

L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’  nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve,  ma nella coscienza di appartenere ad un’unica espressione vitale, che tutti ci accomuna.  

Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica. Queste somiglianze, in una società sempre più vicina,  renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita. Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!

Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana

 

Il giornale lacitta.eu chiude le pubblicazioni, scrive Paolo D'Arpini