Arrivavano a pochi metri dalla mia casupola sulla valle e i loro grugniti gioiosi, mentre si satollavano con la merda della fogna a cielo aperto, allietavano il mio riposo. Inoltre, nel famoso Tempio della Spiritualità della Natura, li avevo anche come compagni di meditazione. Anzi avevano scelto il luogo per accasarsi in modo definitivo, occupando belle grotticelle e mangiando ogni ben di Dio che cresceva nell’orto…. Le recinzioni erano ormai una rete sbrindellata, gli ingressi divelti, il terreno ben scavato, etc.
Altro che difese e turni di guardia, meglio non farsi vedere soprattutto durante le ore notturne per evitare brutti incontri. Le reti elettrificate? Impossibile montarle a causa della perimetrazione difficile del luogo, tutto rupi e strapiombi. I bestioni, cinghiali caucasici da cento chili ed oltre, avevano inoltre imparato dove trovare cibo in abbondanza, estate ed inverno, e senza fatica, infatti nei pressi del loro santuario (parlo sempre del Tempio ovviamente) c’erano i secchioni RSU traboccanti di delizie… Il cinghiale campa bene ed a lungo rovistando e raccogliendo quel che trova senza fatica attorno ai bidoni, chili e chili di cibo buono adatto al suo sostentamento.
Ma nel 2006 ci fu anche un incidente abbastanza grave. Venne a trovarmi un amico di Torino, Claudio, che avendo frequentato il parco del Treia negli anni precedenti, senza alcun pericolo, non era al corrente dell’invasione dei cinghiali e durante una passeggiata serale, fu rincorso da diversi maschi inferociti che accompagnano le scrofe con i loro piccoli, non trovò di meglio che rifugiarsi giù nel Treja, dove scivolando sui sassi vischiosi si ruppe varie costole ed altro ancora, non potendo quindi più muoversi rimase bloccato nell’acqua gelida per diverse ore. Ricordo la conseguente fortunosa avventura di salvataggio notturna con torce elettriche, carabinieri, volontari, happenigs, candele e moccoli sul ponte, paure e preoccupazioni e bevute consolatorie, ed infine quando lo trovai dovette sorbirsi anche i rimbrotti da parte mia per la sua imbranatura. Non bisogna mai lasciarsi sopraffare dalla paura, gli dissi, meglio restare fermi e battere le mani.
Dopo l’incidente seguirono articoli sui giornali, litigata con Moretti (l’allora referente della Rete Bioregionale Italiana che diceva che i cinghiali avevano fatto bene visto che loro erano selvatici mentre Claudio era un cittadino), proteste al parco del Treja per l’inagibilità dei sentieri causati dalle orde di cinghiali non autoctoni proditoriamente immesivi, litigate con gli animalisti, etc. etc.
Insomma una bella caciarata, come è consono per uno come me.