“Crescere o decrescere?”
…stavolta debbo partire lancia in resta contro “le finte produzioni energetiche pulite”. In questo momento d’attesa sclerotica del picco del petrolio l’opzione nucleare viene spacciata come una soluzione praticabile ed intanto il sistema industriale e tecnologico spinge contemporaneamente verso processi “alternativi” che soddisfano invece l’esigenza della continua “crescita”…
Bisogna smetterla -afferma il prof. Benito Castorina- di identificare le rinnovabili unicamente col fotovoltaico che sta invadendo le campagne con milioni di mc. di cemento armato, acciaio, silicio, per la produzione dei quali bisogna bruciare quantità enormi di petrolio, scavare gli inerti dalle montagne, inquinare l’aria e surriscaldarla per un beneficio illusorio se consideriamo che su un metro quadro di superficie il sole scarica più di un kw di energia che viene totalmente utilizzata dalle piante, cosa che i pannelli solari si sognano…”
“Poi va considerato il costo dello smaltimento successivo di questi impianti solari a terra… e domani sarà un problema demolire e buttare in discarica questi pannelli per ripristinare i campi di grano e le vigne e gli aranceti che oggi sono fatti abbandonare perché non rendono al contadino quanto un impianto fotovoltaico…”
E’ importante riuscire a spostare l’attenzione sulle fonti rinnovabili veramente pulite ed accessibili a livello bioregionale, come potrebbe essere la piccola produzione energetica da biomassa. Ma non quella con combustibili liquidi, come l’olio di colza o l’olio di palma, che richiedono una lavorazione industriale e una produzione agricola intensiva e inquinante. La biomassa è preferibile da colture dedicate che abbiano anche usi collaterali e non il solo scopo di produrre combustibile.
Una biomassa, come ad esempio la canapa od il vetiver, che produca energia, etanolo biodiesel, biogas, syngas, carta, polimeri, mobili, medicine e chi più ne ha più ne metta, compreso l’eliminazione dei rifiuti, riciclaggio e tutte le cose che hanno senso per una fase transitoria nell’era del dopo petrolio.
E’ perciò assolutamente necessario che la produzione energetica non sia una scusa per continuare ad utilizzare metodi che vanno a nocumento dell’ambiente e della salute. Decrescere, decrescere e prendere coscienza della comune appartenenza all’evento vita…
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
bioregionalismo.treia@gmail.com
Integrazione di Guido Dalla Casa:
“L’energia ‘pulita’ non esiste, se prima non ci rendiamo veramente conto che la crescita economica è una terribile patologia della Terra. Per quanto riguarda i dettagli, lasciando perdere l’olio di colza e tutte le altre amenità che si basano comunque sulla combustione. L’eolico: consuma territorio, uccide esseri altamente senzienti, come gli uccelli, poi quelle pale non sono gradevoli. Bisogna limitarsi a qualche elica per estrarre acqua dal pozzo, o per i mulini a vento: i consumi devono restare sul posto.
Il fotovoltaico: i campi di pannelli consumano territorio, poi bisogna trasportare l’energia con una rete, strade e trasporti. Per avere le quantità richieste dalla crescita continua bisognerebbe ricoprire ben presto superfici immense, impensabili. Va bene, ma solo sui tetti. Le centrali idroelettriche “grandi” sono anch’esse causa di problemi gravi: tolgono l’acqua per lunghi tratti, allagano bacini, consumano territorio. Restano i pannelli solari termici, e – per l’energia elettrica – qualche centralina mini-idro di potenza massima dell’ordine di 500-1000 kW con restituzione immediata dell’acqua e consumi sul posto…
“L’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….” (Konrad Lorenz). Il creditore spietato non è un fantasma del futuro, ma ogni giorno si porta via della Vita vivente.