Considerazioni sulla coesistenza pacifica bioregionale…
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Care, cari, amiche ed amici della Rete Bioregionale Italiana, siamo ancora impelagati in una diatriba interna su alcuni temi divisivi. Magari si parte da argomenti fantasiosi, come lo svolgimento dell’attentato alle Torri Gemelle…, per poi scendere ai modi di vita: tornare a vivere in campagna o restare in città? Diventare vegani o adattarsi ad una dieta frugivora? Ritirarsi in eremitaggio o restare nella società? Utilizzare la tecnologia moderna per comunicare o limitarsi ai pizzini? Auspicare un ritorno alla sopravvivenza primitivista o cercare un equilibrio nella società attuale? Ecc. ecc.
Ma -secondo me- questi dubbi sulle alternative di vita sono solo un corollario delle diverse esperienze da ognuno di noi vissute. Nel bioregionalismo, come pure nell’ecologia profonda o nella spiritualità laica, non ci sono libri sacri ne dogmi ai quali far riferimento, il nostro viaggio procede senza mappe, navighiamo a vista (si dice in gergo marinaro), l’importante è la discriminazione ed il distacco basati sul riconoscimento della comune appartenenza.
C’è un vecchio adagio che dice “Fra moglie e marito non mettere il dito”, ma questo non è un caso di lite fra due coniugi, è molto peggio eppure molto meglio. Tutto dipende dalle circostanze. Perché sono queste che qualificano l’esistenza sulla base di una “scelta” che non può comunque mai essere definitiva. Ad esempio non possiamo considerare a priori indispensabile l’adesione ad uno specifico movimento politico pacifista, ambientalista, che, nominalmente, sta cercando con poche forze di contrastare un meccanismo potentissimo com’è quello del guadagno e degli interessi bellici (che tutti sappiamo preponderanti e condizionanti ogni politica).
Allo stesso tempo, se ci lasciamo trascinare dall’ideologia, e dai discorsi sul filo di lana caprina o sul sesso degli angeli, restiamo impigliati in una diatriba basata su congetture e opinioni relative a fatti sui quali non possiamo comunque intervenire o stabilire. Non vorrei che anche i “reati di opinione” entrassero nel nostro consesso. Spesso succede, in piccoli gruppi, che quando non si può intervenire direttamente per cambiare il corso drammatico delle cose e delle situazioni, in cui oggettivamente ci si trova, allora si litighi sulle “possibili soluzioni o situazioni pregresse”, in alternative comunque non attuabili o appurabili.
Bisogna essere saldi nel pensiero e nella determinazione a perseguire la causa comune ma leggeri nel sostenere il proprio punto di vista su argomenti sui quali non abbiamo un reale controllo o dei quali non possiamo effettivamente stabilire la veridicità o la giustizia.
Se la nostra “battaglia” per la sopravvivenza e coesistenza ecologica può avere qualche speranza di riuscita è soprattutto nell’adesione indiscussa al “bene comune” e nella prosecuzione del percorso iniziato assieme ed assieme proseguito. L’alchimia riesce quando pur essendoci elementi che non collimano fra loro in modo diretto si riesce a farli collimare in modo indiretto e cinetico. Per questo gli elementi alchemici sono sempre tre… per una ricerca di equilibrio fra le componenti, per evitare che l’opposizione fra i due conduca alla deflagrazione di quel che è appena aggregato. Vi ringrazio per la pazienza sin qui dimostrata… e buona continuazione di proficuo “lavoro” a noi tutti…
Paolo D’arpini – Rete Bioregionale Italiana