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Con Etain Addey ascoltando tamburi a Pratale…

Pratale – …una notte di luna crescente, verso la metà di luglio del 2009
 
 
Qualche anno fa,  a Pratale, dissi ad Etain Addey che parecchie persone erano con lei lì presenti, idealmente assieme a me,  lei  abbozzò un sorriso di assenso ed in effetti  quel nostro  incontro non si è fermato al livello personale. Abbiamo spaziato nell’Universo senza limiti né confini ed abbiamo incontrato le diecimila creature, come dicono i cinesi per significare tutti gli esseri senzienti.  
 
Una storia affascinante che voglio riportare  da quell’incontro magico  è quella di Guglielmo il Conquistatore. Un normanno, figlio naturale del duca di Normandia e di una sciacquina plebea. Quella “pecca” sempre restò nella sua vita ma anche fu una forza prorompente che gli diede il necessario coraggio a compiere le più nefande e le più gloriose imprese.
 
Una volta aveva posto l’assedio ad una città ribelle. Gli abitanti a mo’ di offesa per la sua “bastardaggine” affissero al pennone più alto una pelle, per ricordare a Guglielmo le sue origini, infatti la madre apparteneva ad una famiglia di conciatori di pelli. Alfine quando la città fu espugnata lui fece tagliare entrambe le mani a tutti gli abitanti, bambini e donne comprese. praticamente li condannò alla mendicità a vita o ad una tremenda morte.
 
Stavamo parlando dei nostri figli con Etain, i suoi sono tutti poliglotti, parlano l’inglese, l’italiano ed alcuni anche il tedesco (Martin, l’ultimo compagno di Etain è svizzero tedesco ed Etain è inglese). Mentre dei miei figli solo i primi due sono poliglotti, Maximilien, il maschio più grande che vive a Parigi, di madre francese, e la seconda, Barbara, che vive  in Nuova Zelanda, ed è figlia di una fiamminga. Questa figlia, Barbara, è una vera indipendentista, ha appreso le lingue di tutti i suoi contatti: l’italiano, il fiammingo, il francese, l’inglese, il tedesco, lo spagnolo. Gli altri due figli invece,  un’altra femmina, Caterina, ed una altro maschio, Felix,  nati da due donne fiamminghe, due sorelle che il destino mi fece incontrare in tempi diversi. Ma loro non parlano una parola di altre lingue oltre all’italiano, si sono specializzati in italiano,  che strano…
 
Mentre spiegavo tutto ciò ad Etain,  a quell’incontro a Pratale, lei mi ha  raccontato un’altra storia di Guglielmo I, quella del suo amore per Matilde delle Fiandre (una fiamminga appunto…). Matilde era rinomata per la sua bellezza, si dice avesse dei meravigliosi lunghi capelli rossi e ricci… era una giovinetta diciasettenne e Guglielmo la voleva per sé. Il duca normanno, che aveva già conquistato l’inghilterra, mandò dei messi a chiederne la mano. Matilde freddamente rispose che non avrebbe mai sposato un bastardo… Guglielmo partì di corsa con il suo destriero, da solo, e raggiunse le Fiandre, attese che la bellissima Matilde comparisse per strada con tutto il seguito, lei era su un cavallo bianco ed indossava una veste bianca, i suoi capelli rilucevano al vento ed al sole. Guglielmo si avvicinò, la tirò giù e la trascinò nel fango della strada afferrandola per la capigliatura, la fece rotolare in mezza alla melma ed agli escrementi, poi risalì sul suo cavallo e se ne tornò in Inghilterra. La famiglia della ragazza offesa voleva dichiarare guerra a Guglielmo… ma lei disse: “…non c’è bisogno… sposerò quell’uomo!”  Così non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ anch’io Guglielmo!
 
Etain mi ha detto che lei vorrebbe nascere ancora diecimila volte, la sua sete di vita e la sua indifferenza alla vita sono evidenti… l’ho capito quando mi ha raccontato di un suo amico morto recentemente. Le ho chiesto “quanti anni aveva?” E lei “cinquantadue..” Ed io “…si è tolto un peso…” E lei  “penso anch’io così…”. Ma allo stesso tempo mi ha detto che lei sarebbe contenta di rinascere anche diecimila volte, come i diecimila esseri della narrazione budista, evidentemente…   Poi mi ha chiesto di scriverle un pensiero sul libro degli ospiti di Pratale ed io ho scritto, ascoltando il suono di tamburi in distanza “Ci sono tamburi a Calcata, a Jillellamudi ed anche a Pratale… ma non dire che ci sono molti suonatori di tamburi basta dire che sono…”
 
Paolo D’Arpini
 
Nella casa di Caterina Regazzi a Spilamberto, con Magò e Minù