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Chi può definirsi bioregionalista?

Il bioregionalismo e l'ecologia profonda in pratica – Se ne parlerà a  Tivoli il 20 e 21 giugno 2020 | Notizie in Controluce

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Per quanto riguarda l’appartenenza al movimento del bioregionalismo,  va detto che questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono.

Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi di manifestare se stessi nelle proprie caratteristiche peculiari, non si ha bisogno di provocare danni all’ambiente od alla società in funzione di un personale esclusivo vantaggio. 

 
Nel bioregionalismo si cerca quindi di riportare un equilibrio fra l’uomo, l’ambiente e gli altri esseri viventi e non. E’ molto importante che si tenga sempre presente questo “spirito” in cui l’ecologia “profonda” diventa una pratica costante della vita, come un sottofondo profumato…

 Quando si parla di adattamento alla comunità in cui si vive, si sottintende anche che possa esserci un rischio di omologazione e cambiamento del proprio stile di vita, d’altronde è inevitabile che quando l’uomo si sposta dal suo habitat originario debba adattarsi ad un nuovo ambiente, questo fa parte dell’adattamento generale alle nuove condizioni, che è necessario al mantenimento della vita. La memoria comunque resta, come resta il patrimonio genetico, l’adattabilità è un aspetto evolutivo, mentre l’incapacità all’adattamento (od il suo rifiuto) è un aspetto involutivo. Con il cambiamento alcuni aspetti diventano sopiti ed altri vengono sollecitati ad emergere. D’altronde è la stessa identica cosa di quando usciamo dal grembo materno ed affrontiamo il mondo esterno… 

 
Non possiamo sfuggire al processo evolutivo, ma il disagio incontrato in nuovo ambiente, talvolta anche ostile, non implica che si debbano compiere sforzi per distruggerlo, piuttosto che si crei una sorta di equilibrio. Questo è l’equilibrio della sopravvivenza… e direi anche della buona attuazione bioregionale.
 
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
 
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