Ognuno vive la Vita con la sua sensibilità e seguendo quelle che, in quel momento sono le sue proprie tendenze, propensioni, affinità(si cambia nella vita, soprattutto a livello manifestativo, il Sé è sempre lo stesso in ogni tempo e in ogni luogo). Le esperienze di ognuno, se condivise, arricchiscono il genere umano nel suo complesso. Ognuno è tenuto, volendo, ad esprimere queste attitudini e propensioni, rispettando le propensioni altrui, anche se non condivise.Come scrivevo tempo addietro alla lista di ecologia profonda: “l’esempio e non le parole, per quanto profonde esse siano, è fondamentale per mostrare a chi ancora non se n’è accorto, che si può vivere bene (anzi, sicuramente meglio) rispettando la Natura, di cui noi siamo, ancora, una parte, che ci da tutto quel che ci necessita per vivere, a noi e ai nostri discendenti, purché la amiamo e la rispettiamo come desidereremmo essere amati noi.Questa per me è l’ecologia profonda: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a…. nei limiti del possibile”.
In mezzo a queste tendenze ci possiamo mettere quello che, per ognuno di noi, è in sintonia con l’evoluzione della specie umana quale tutti noi che ci riteniamo “ecologisti” o “amanti della vita” ci auguriamo: ritrovare quell’armonia con la Natura (Dio, Dea Madre, Natura) che ci ha dato la vita.Siamo oltre 6 miliardi di esseri umani, viviamo in situazioni ambientali le più disparate sia dal punto di vista ambientale, sociale, economico, civile, storico, ma cos’é che ci accomuna? Non ci accomuna forse quella cosa che c’è quando siamo vivi e non c’é più quando siamo morti? Come la/lo vogliamo chiamare questa “cosa”? Io posso anche non chiamarla in nessun modo, ma so che c’é e quando sono da sola con me stessa, la sento dentro di me.C’é chi la chiama spirito, chi la chiama anima, chi la chiama coscienza, chi la chiama Dio. Chi segue qualche religione la può chiamare col nome che quella religione le attribuisce, chi non segue nessuna religione in particolare, ma accetta tutte le forme di spiritualità, la può chiamare “spiritualità laica”.Io nel discorso dell’ecologia profonda ci vedo, per chi la sente, anche questo discorso.Rifiutarlo vuol dire un po’ come rifiutare che si parli dei problemi economici del mondo (e non parlo solo della crisi dell’euro, del dollaro e della finanza, ma anche dello sfruttamento dei paesi ricchi nei confronti di quelli del terzo mondo) o rifiutare di parlare della possibilità di seguire un’alimentazione naturale (sempre secondo le proprie tendenze e possibilità) fino ad arrivare a una dieta frugivora bioregionale.L’era ecozoica è un’era a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo con la pratica e con la teoria, di rappresentare.Caterina Regazzi – Rete Bioregionale Italiana