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Produzione energetica da fonti pulite e rinnovabili? Decrescere, decrescere e decrescere…

Cerchio di condivisione bioregionale nel campo di vetiver
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Produzione energetica da fonti pulite e rinnovabili? Va bene… ma non con metodi che incentivano il meccanismo consumista ed industriale…

Ancora una volta debbo ritornare sul tema della produzione energetica pulita. Mi spiace doverlo fare perché stavolta debbo partire lancia in resta contro “le finte produzioni energetiche pulite”. In questo momento d’attesa sclerotica del picco del petrolio l’opzione nucleare viene spacciata come una soluzione praticabile ed intanto il sistema industriale e tecnologico spinge contemporaneamente verso processi “alternativi” che soddisfano invece l’esigenza della continua “crescita”… Infatti bisogna smetterla di identificare le rinnovabili col fotovoltaico che sta invadendo le campagne con milioni di mc. di cemento armato, acciaio, silicio, per la produzione dei quali bisogna bruciare quantità enormi di petrolio, scavare gli inerti dalle montagne, inquinare l’aria e surriscaldarla per un beneficio illusorio se consideriamo che su un metro quadro di superficie il sole scarica più di un kw di energia che viene totalmente utilizzata dalle piante, cosa che i pannelli solari si sognano…” Poi va considerato il costo dello smaltimento successivo di questi impianti solari a terra… domani sarà un problema demolire e buttare in discarica questi pannelli per ripristinare i campi di grano e le vigne e gli aranceti che oggi sono fatti abbandonare perché non rendono al contadino quanto un impianto fotovoltaico.

E l’eolico “pesante”? Cosa ha di ecologico con grandi e numerosi piloni concentrati in aree vergini del territorio? Questo eolico è assolutamente non ecologico perché rovina il paesaggio e richiede una serie di strutture di appoggio che fanno degradare le aree prescelte. Sento però la necessità di precisare -a questo punto- quali sono i modi ed i luoghi idonei per l’utilizzo dell’eolico. Tanto per cominciare è necessario smetterla con la produzione elettrica superflua, bisogna decentrare e non fare grossi impianti, inoltre bisogna mettere i piloni eolici nei pressi delle aree industriali dove occorre l’approvvigionamento energetico. E’ ridicolo creare dei grandi parchi eolici in zone verdi per poi convogliare l’energia così prodotta, tramite centraline ed elettrodotti, alle fabbriche. Questo è un sistema assurdo che comporta una grande dispersione di elettricità. Per non rovinare le aree di pregio ambientale è meglio istallare i piloni lungo le autostrade, ad esempio, od in altri ambiti già dedicati a strutture di servizio, in cui l’impatto visivo non è fastidioso.

La cosa più importante è comunque spingere per la produzione energetica locale, da fonti rinnovabili, evitando la produzione energetica concentrata. Consideriamo poi l’alternativa della produzione elettrica con impianti di biogas, recuperando così i liquami delle metropoli, le deiezioni degli allevamenti, gli scarti organici, etc.

Se Roma usasse i suoi rifiuti organici per la produzione elettrica questa basterebbe a far funzionare l’intera città. Resta la soluzione più logica ed economica, oltre al piccolo eolico ed al solare ove possibile, e cioè la riconversione dei rifiuti organici e dei liquami in biogas, un ciclo concluso. Ad esempio in molti paesi dell’Asia nei villaggi si produce elettricità dal gas ottenuto con la cacca degli umani e degli animali. Insomma tutte queste opzioni potrebbero andar bene… l’importante -per ora- sarebbe diversificare al massimo e cercare di rendere la produzione energetica il più possibile “autonoma” e quindi non soggetta a ricatti esterni. Ma per far questo serve una chiara volontà e coraggio politico e soprattutto un reale decentramento produttivo.

In conclusione: riempire il territorio di nuovi impianti, che siano essi sostenibili od insostenibili, risulterebbe in un suo ulteriore asservimento alle esigenze metropolitane, e del consumismo, che prevedono l’impoverimento e la distruzione del territorio per consentire il mantenimento della pigrizia amministrativa e della cecità ecologica. La campagna non può continuare ad essere la pattumiera delle città e luogo d’ubicazione per scomodi servizi. Tanto per fare qualche appunto… In definitiva occorre decrescere, decrescere e decrescere.

In verità per rendere l’Italia libera da ricatti energetici occorrerebbe che il modello consumista venisse rivisto, la produzione industriale oggi è tutta tesa al superfluo (tecnologie e macchine inutili e dannose, imballi, ciarpami ed involucri usa e getta) ed andrebbe riordinato tutto il sistema di produzione e riciclo rispettando la “sostenibilità ecologica ” e le reali necessità sociali.

Paolo D’Arpini – Coordinatore della Rete Bioregionale Italiana

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Esempio di fotovoltaico a terra